Oltre alla normativa vigente (vedi
http://biancosulnero.blogspot.it/2012/11/normativa-dsa-i-disturbi-e-la-lingua.html)
si possono utilizzare molte tecniche e accorgimenti didattici per
l'insegnamento/apprendimento della lingua Inglese nei confronti degli alunni
con DSA...
ECCO COSA POSSIAMO FARE OLTRE A QUANTO DISPOSTO DALLE CIRCOLARI:
• usare la lingua straniera in classe (i DSA imparano
dall’esperienza).
• evitare test essenzialmente grammaticali (se è difficile
decodificare e mettere nella corretta sequenza la lingua madre, farlo in lingua
straniera può essere insormontabile e l’insuccesso quasi garantito) o, peggio,
traduttivi.
• nei compiti in
classe leggere la consegna ad alta voce e verificarne la comprensione.
• negli esercizi
proposti fornire l’esempio oltre alla consegna.
• privilegiare gli approcci in cui la lingua è considerata
un metodo di comunicazione (metodo induttivo) e in cui l’orale è importante
quanto lo scritto e che la rendono accessibile anche a chi (DSA) ha uno stile
di apprendimento molto particolare (prevalentemente visivo).
• usare modalità di insegnamento diversificate.
• seguire un programma in maniera lineare e progressiva evitando
accuratamente salti nel livello di difficoltà proposto.
• introdurre un elemento nuovo alla volta.
• valutare sempre il rapporto tra risultato e sforzo
richiesto: per es. quando l’ investimento è sproporzionato rispetto a risultati
comunque mediocri o non discriminanti ai fini della comunicazione(esempi
classici: differenza tra I am going to e
I am –ing oppure tra simple past e present perfect).
• attenersi al testo e predisporre esercizi di verifica con
il lessico proposto dal testo e non su aree lessicali diverse o mai introdotte
prima.
• è sempre opportuno fare una simulazione della verifica se
possibile.
• depenalizzare l’errore spiegando che fa parte del processo
normale di apprendimento (vedere programmazione didattica di inizio anno).
• programmare lezioni di gruppo per la correzione del
compito in classe con ricerca della versione corretta avvalendosi del testo di
studio, consultando i compagni o, infine, rivolgendosi all’insegnante che si
rende disponibile muovendosi tra i banchi (sono i principi del cooperative
learning).
• aiutare gli studenti a valutare i propri errori mostrando
come spesso hanno ripetuto lo stesso errore (è utile che contino le volte: p.
es. l’articolo o il do/does) e come sarà
facile aumentare il voto correggendo già solo quello.
• far ripetere oralmente (a coppie) la correzione
dell’errore ripetuto più volte in una verifica, con la relativa spiegazione
(cooperative learning).
• accontentarsi di risultati parziali confidando in un
apprendimento per accumulazione nel tempo (grazie all’ampliamento del contesto
che rende chiara la funzione delle singole parti) anche verso la fine di un
ciclo.
• permettere agli studenti di ripetere la
stessa verifica quando sente di avere superato gli ostacoli iniziali o comunque
dargli atto che li ha superati.
- Inoltre è consigliabile nelle lezioni seguire una
routine:
•
dare riscontro immediato e regolare al lavoro fatto a casa con
correzione in classe.
• assegnare regolarmente compiti per casa ogni
lezione in una quantità gestibile e correggibile (il discente dislessico
impiega molto più tempo degli altri a fare gli stessi compiti (per Lorenzo
Caligaris, pedagogista all’Ospedale Riguarda di Milano, 5 volte tanto)
perciò beneficia di una riduzione sul
carico di lavoro domestico secondo le circolari ministeriali.
• non dare mai delle acquisizioni passate per
scontate (spesso un’acquisizione avviene a scapito di una precedente) ma
procedere serenamente alla ripetizione resasi necessaria.
• programmare frequenti ripetizioni in itinere
e in seguito cicliche per moduli (è utile assegnare del tempo – da 1 a 3 minuti
– per il rapido ripasso individuale di un elemento grammaticale e/o fraseologico
lessicale, chiedendo poi ai discenti di ripeterlo in cooperative learning e poi
all’insegnante.
• usare la stessa terminologia in maniera
sistematica (per es. scegliere tra forma base del verbo o infinito)
• non rilevare gli errori interrompendo durante
una prestazione orale.
• nel commento ad un’interrogazione,
identificare gli aspetti positivi prima di quelli negativi dimostrandosi
ottimisti quanto alle possibilità di recupero alla fine del modulo di
apprendimento.
Fonti: Giacomo Stella, La Dislessia, Il mulino 2004.
Giacomo Stella, In classe con un allievo con disordini
dell’apprendimento, Fabbri editori, 2001.
Chiara Naldini, La dislessia e l’apprendimento dell’italiano
come lingua straniera, Masteritals in didattica della lingua italiana a
stranieri, Università Ca’ Foscari di Venezia, 2002 Michael Swan.
Fonte post: biancosulnero.blogspot.it